Skip to main content

Sei ottimista o pessimista

“L’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità.” Winston Churchill

Nel preparare un corso sullo stress e la pressione, uno dei miei testi di riferimento è “PER UNA FELICITA’ AUTENTICA” di Martin Seligman. La psicologia positiva, un ramo della psicologia che è stato portato all’attenzione proprio dallo psicologo Martin Seligman, si concentra sulle potenzialità dell’individuo e sull’espansione delle qualità positive piuttosto che sulla mera riparazione delle problematiche. Una delle distinzioni più profonde e illuminanti che Seligman esplora è quella tra gli ottimisti e i pessimisti, particolarmente attraverso il loro sistema di regole e il loro dialogo interno, ovvero il modo in cui comunicano con sé stessi nelle profondità della propria mente. Partiamo dal fatto le ricerche scientifiche hanno dimostrato una forte correlazione tra essere ottimisti e vivere più a lungo ed essere maggiormente in salute di chi è pessimista. Cito Immaculata De Vivo da “Biologia della gentilezza” che scrive: le evidenze hanno messo in luce l’esistenza di almeno tre diversi meccanismi attraverso cui l’ottimismo influenza la longevità: aumentando le probabilità di assumere comportamenti salutari; rallentando i processi di invecchiamento biologico; favorendo la regolazione delle emozioni e la risposta alle esperienze stressanti. Ma come si riconosce un ottimista da un pessimista e come si comportano di fronte alle situazioni della vita?

Il dialogo interno, quel flusso costante di pensieri che pervade la nostra mente, può essere uno strumento di incredibile potere nel modellare la nostra visione del mondo e di noi stessi. La realtà è soggettiva in base a come la interpretiamo attraverso i nostri filtri. Per gli ottimisti, questo dialogo interno tende a essere colorato da una vernice di possibilità. Gli ottimisti utilizzano un sistema di regole interne che enfatizza la temporaneità delle sconfitte e la specificità delle cause dietro a tali insuccessi. In pratica, quando un evento negativo si verifica, un ottimista è incline a pensare che si tratti di una situazione gestibile che non influenzerà permanentemente il proprio futuro.

Al contrario, i pessimisti adottano una narrazione interna che spesso amplifica il negativo e generalizza l’insuccesso. Se qualcosa va storto, il pessimista potrebbe vedere l’evento come un indicatore di fallimenti futuri, creando una profezia che si autoavvera attraverso la rinuncia e la demotivazione. Per un pessimista, le sconfitte sono viste come pervasive e permanenti, un marchio che tinge di nero tutte le aree della vita.

Immaginate un giocatore che fallisce un importante tiro durante una partita. L’ottimista potrebbe pensare: “Questa volta non è andata bene, ma ho giocato bene per gran parte della partita. Posso esercitarmi ancora e migliorare.” Questo tipo di pensiero non solo riduce il peso dell’errore, ma pone l’accento sulla crescita e sul potenziale di miglioramento.

Dall’altra parte, il pessimista potrebbe riflettere: “Sbaglio sempre nei momenti cruciali. Non sono tagliato per questo.” Questo genere di dialogo interno non solo esagera l’incidente ma pone le fondamenta per un futuro evitamento di situazioni simili, limitando la crescita personale e professionale.

L’ottimista guarda l’accadimento e lo interpreta in chiave positiva, lo interpreta come qualcosa di esterno, di transitorio, di impermanente, di limitato all’evento che sta osservando. Ne è consapevole, se ne assume la responsabilità, non parla di colpe, trae insegnamento dall’esperienza. Il pessimista interpreta l’evento come personale, permanente e pervasivo: parla di colpa, e spesso sposta l’accadimento sull’identità e si giudica negativamente attraverso un linguaggio esageratamente punitivo: sono un incapace, sono un fallito.

Quali possono essere i rimedi? Ne elenco un paio tra i tanti.

Prima di tutto è fondamentale riconoscere e modificare, o per meglio dire, ristutturare il dialogo interno negativo. La tecnica della ristrutturazione cognitiva, che fa parte della terapia cognitivo-comportamentale, è estremamente utile. Questa tecnica implica l’identificazione di pensieri irrazionali o negativi e la loro sostituzione con interpretazioni più positive e realiste.

Un’altra strategia potrebbe essere quella di incoraggiare la scrittura riflessiva, dove gli individui scrivono su esperienze negative, esplorando le cause e delineando i contesti specifici in cui si sono verificati questi eventi. Ciò aiuta a contestualizzare le sconfitte, evitando generalizzazioni eccessive.

Ricordatevi che il dialogo interno non è solo un riflesso del nostro stato mentale; è anche un generatore dei nostri stati d’animo e quindi, conseguentemente, di comportamenti, azioni e risultati. Gli ottimisti prosperano non perché la vita li tratta meglio, ma perché interpretano la vita in modo che li faccia sentire meglio trattati. Per gli individui che aspirano a eccellere, che siano atleti o professionisti nel mondo degli affari, coltivare un dialogo interno ottimista non è solo desiderabile, ma essenziale. Essere consapevoli di come il dialogo interno influisce sulle prestazioni può trasformare ostacoli apparentemente insormontabili in scalini verso il successo.

Scrivete commenti e pensieri…mail@lorenzomarconicoach.it

Sono un High Performance Coach: alleno atleti professionisti, sportivi, manager e imprenditori che desiderano elevare il proprio livello di performance, migliorando lo stato di benessere. La mia specializzazione è lavorare su stress e pressione. Da atleta, analista finanziario, imprenditore ho sperimentato la stretta relazione tra pressione e performance. Saper gestire lo stress e la pressione è fondamentale per ottenere la massima prestazione sia in campo sportivo, sia nelle attività professionali.

×