Processo e prestazione prima del risultato
Processo e prestazione prima del risultato
Per il blog di questa settimana ho preso spunto da un interessante pezzo di Francesco Paolo Giordano su Rivista11 Il trionfo di Sinner è una lezione di sport e di vita (rivistaundici.com) dal titolo: “Il processo prima del risultato.” Questo tema è importante per gli atleti ma anche per i manager, e gli imprenditori e perché no per chi è abituato a mollare quando non raggiunge un risultato. In un mondo che, sempre di più ci propone modelli legati all’avere, piuttosto che all’essere, la cultura e l’ossessione del risultato è diventato un pericoloso imperativo. Spesso quando parlo di questo argomento durante le sessioni di coaching, emerge con evidenza un eccesso di focus sull’importanza del risultato, senza curarsi, con la necessaria attenzione, a ciò che ci sta dietro. Nel mio sito per introdurre l’argomento dell’high performance sono partito da questa frase: “il risultato è la naturale conseguenza di processo e prestazione” High Performance Coaching | Lorenzo Marconi | High Performance Coach (lorenzomarconicoach.it). Sono certo di non asserire una grande novità e nemmeno credo di avere la dabbenaggine di volervi invitare “alla fiera dell’ovvio”. Però in base alle mie esperienze mi accorgo che la difficoltà non è quella di capire il concetto ma piuttosto di avere la forza di applicarlo in maniera persistente e resiliente. Francesco Paolo Giordano lo centra perfettamente ripercorrendo la storia recente di Jannik Sinner. Ed è soprattutto su questo aspetto che vorrei soffermarmi. La ricerca del risultato è un viaggio, esattamente come in un percorso di coaching, dove non ci sono scorciatoie e dove le interferenze, verso il traguardo, sono molteplici. Chiunque di noi quando non “vince”, quando non ottiene risultati, purtroppo si espone al proprio giudizio e al giudizio altrui. Spesso il nostro pensiero si riempie di generalizzazioni, distorsioni e cancellazioni. Smettiamo di concentrarci sulla bontà del gesto tecnico, sull’errore come utile esperienza, vediamo solo le cose negative, perdiamo la lucidità nel gestire processo e prestazione. Pensiamo, erroneamente, che tutto sia maledettamente legato all’obiettivo di risultato, devo fare quel tempo, devo vincere, devo fare gol, dimenticandoci che anche la prestazione è essa stessa un risultato. Peschiamo nella nostra memoria esperienziale le gare o le partite andate male, cominciamo a focalizzarci su cosa non stiamo ottenendo, siamo annebbiati dalla negatività dei risultati non raggiunti. Spesso gli atleti “vanno in down” solo perché non vincono e magari stanno comunque facendo bene dal punto di vista della propria prestazione. Zdenek Zeman una volta ha dichiarato: “Un risultato può essere casuale, una grande prestazione mai.” Anche nel mondo aziendale spesso si valutano le persone solo dai risultati raggiunti, senza fare valutazioni di contesto e di prestazioni. Magari il risultato è ad un passo e, pressati dai giudizi altrui, abortiamo ogni scelta e ogni possibilità, cadiamo in depressione, buttiamo il bambino con l’acqua sporca, invece di restare nel presente, ascoltare e perseguire quello che stiamo facendo di buono, cambiando giustamente quello che ci possa permettere il miglioramento del processo per arrivare al risultato finale. Certo non è facile, per riuscirci è importante avere degli obiettivi chiari, aver definito una programmazione di lungo periodo, fare delle valutazioni sempre razionali e serene, considerando il tempo come alleato e non come avversario. Scrivimi il tuo pensiero al riguardo…