Il rapporto tra Sinner e Cahill visto dal coach
Dopo la vittoria agli US OPEN, Darren Cahill, uno dei due allenatori di Jannik Sinner, durante un’intervista, ha espresso un concetto bellissimo riguardo il suo pensiero sul rapporto allenatore giocatore. Lo riporto di seguito perché è lo stesso concetto che esprimo nel rapporto atleta e mental coach. In generale la gente pensa che tutto debba essere ricondotto alla vittoria e alla prestazione, che lo sforzo sia rivolto solo a questioni di merito sportivo. Invece il lavoro, soprattutto con i ragazzi più giovani, è decisamente valoriale, educativo, costruttivo. Pochi pensano che dietro le quinte ci sia un lavoro di ascolto, di accoglienza, di attenzione, di sensibilità, prima di tutto sulla persona. Lavorare con i ragazzi è come maneggiare la seta, bisogna averne grande cura. È necessaria grande attenzione alla gestione del benessere personale, alla preparazione di un supporto alla maturazione, alla costruzione di valori e regole virtuose, un’educazione alla gestione attenta di sé stessi, che coinvolge tutta la sfera di vita, dall’alimentazione al riposo e a tutte le attività che coinvolgono la vita di un giovane atleta.
Un rapporto il loro che è andato oltre l’aspetto tecnico, come spiegato egregiamente da Cahill: “Questo è il vero allenatore: quando ci tiene. Il tuo giocatore deve sapere che sei coinvolto e che tieni davvero non solo alla prestazione, ma anche a lui come persona. Il mio compito era aiutarlo a maturare e a diventare la persona che tutti vogliono vedere, qualcuno che i giovani possano ammirare. Anche prima della partita, gli ho parlato del fatto che si è comportato nelle ultime tre o quattro settimane dimostrando onestà. Ha una resilienza innata e ha tutto di cui essere orgoglioso, quindi dovrebbe uscire e godersela, perché lui merita assolutamente di essere lì. Questo è un po’ il mio ruolo.
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