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Come gestiamo le situazioni

E’ il primo pomeriggio di un sabato senza una nuvola, ma freddo e ventoso. Da questa mattina alle nove la bambina che vive nella casa adiacente alla mia, urla, piange e fa capricci, senza soluzione di continuità. La mamma, al ritmo di una catena di montaggio, con cadenza ritmata, urla più forte di lei: “basta!” “smettila!” con varianti del tipo BASTAAAAA, SMETTILAAAA! Urlate ancora più forti. Mi vede sul terrazzo e mi dice come se fossi audioleso, (che per fortuna un po’ è vero) è da stamattina che fa i capricci senza un perché. Premesso che è difficile che una bambina pianga, urli e si disperi senza un perché, come è possibile cambiare una situazione affrontandola in modo così miope e disfunzionale. Lo so che i tifosi di Erode avrebbero dei metodi molto efficaci e sbrigativi nell’ottenimento del risultato. Ma se analizziamo invece la prestazione dal punto di vista della comunicazione e della relazione è davvero difficile ottenere risultati con questo tipo di comportamento, non credete? Zero accoglienza, zero ascolto, empatia meno di zero. Nessuna rottura dello schema. Avrei accettato, nella disperazione, anche un “cercare di” o “provare a”. Nessun comportamento produttivo per cambiare lo stato della bambina, nessuna sperimentazione, nessun cambiamento di stato, blindata ciecamente nei suoi schemi mentali e comportamentali. L’accadimento mi offre lo spunto per affrontare il discorso dal punto di vista generale. Quante volte vogliamo ottenere qualcosa e siamo fermi, inchiodati a schemi rigidi, che magari sono frutto di convinzioni, credenze e schemi esperienziali del passato? In quante occasioni non abbiamo la lucidità di affrontare il presente con la luce necessaria che serve per vedere le cose e fermarci ad osservarle, magari senza giudicare, accettando e accogliendo la situazione, comprendendo le esigenze palesi o celate del nostro interlocutore. Quante volte liberiamo la nostra empatia mettendoci in seconda posizione, per affrontare realisticamente le questioni come direbbe Leclerc “senza panicare o soprareagire”?

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Sono un High Performance Coach: alleno atleti professionisti, sportivi, manager e imprenditori che desiderano elevare il proprio livello di performance, migliorando lo stato di benessere. La mia specializzazione è lavorare su stress e pressione. Da atleta, analista finanziario, imprenditore ho sperimentato la stretta relazione tra pressione e performance. Saper gestire lo stress e la pressione è fondamentale per ottenere la massima prestazione sia in campo sportivo, sia nelle attività professionali.

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