Adolescenti e sport
La recente tragedia dell’uccisione dei genitori e del fratellino da parte di un adolescente ci colpisce profondamente. Ci lascia con tante domande, un senso di incredulità e un dolore che scuote le fondamenta della nostra società. Questi episodi ci fanno riflettere su un problema più grande, che riguarda tanti giovani oggi: un crescente smarrimento, una perdita di riferimenti e una profonda mancanza di motivazione. È come se, dopo il periodo del COVID, molti ragazzi si trovassero in un limbo, privati di certezze e di un senso di direzione.
Il COVID ha rappresentato un trauma collettivo, ma per gli adolescenti, che già vivono un periodo di transizione delicato, le sue conseguenze sono state ancora più pesanti. Sono stati privati della socialità, delle scuole, dello sport e di tutto ciò che contribuisce a dare loro un senso di identità e appartenenza. E ora, a distanza di anni, vediamo gli effetti di questo isolamento prolungato: ragazzi spaesati, privi di motivazioni, che faticano a ritrovare un senso nelle loro vite.
Lo psichiatra Paolo Crepet, che da anni studia il mondo dei giovani, ha più volte sottolineato come la nostra società stia vivendo una crisi educativa e affettiva. Crepet ci ricorda che i giovani hanno bisogno di esempi, di regole, ma soprattutto di passione. “Un ragazzo senza passione è un ragazzo in pericolo”, dice. E in questo momento storico, molti giovani si trovano proprio in questa condizione: privi di passioni, disorientati, immersi in una società che spesso non offre loro modelli positivi. Oltre al covid poi sappiamo bene quali siano le difficoltà e il linguaggio interiore degli adolescenti: “faccio schifo, gli altri sono meglio di me, non valgo niente. Faticano a riconoscere i loro punti di forza e sono bravissimi a esaltare le loro debolezze.
Lavoro con tantissimi ragazzi adolescenti e per fortuna questa categoria ha trovato una via d’uscita nello sport come fonte di motivazione. Lo sport non è solo un’attività fisica: è disciplina, è sfida, è appartenenza a un gruppo, è una forma di educazione emotiva e mentale. È uno spazio dove i giovani possono confrontarsi con i propri limiti, imparare a superare le difficoltà e trovare un senso di realizzazione. In un mondo che sembra perdere di vista valori importanti, lo sport offre loro un terreno sicuro, una via per riscoprire sé stessi. Lo sport e il lavoro su sé stessi è una scuola di vita.
Per molti ragazzi, la motivazione che hanno trovato nello sport ha rappresentato una vera e propria ancora di salvezza. È lì che si sono sentiti vivi, presenti, capaci di dare il massimo e di costruire qualcosa di concreto. Ma non possiamo lasciare che solo lo sport sia l’unica via. Dobbiamo fare di più per i nostri giovani. Dobbiamo spingerli ad appassionarsi a qualcosa; se non è lo sport che sia l’arte, la manualità, qualcosa che permetta loro di comunicare e di confrontarsi in gruppo. Crepet ci ricorda che “educare è un atto di coraggio”. È ora di ritrovare questo coraggio, di costruire una società che offra loro più opportunità di crescita, più passioni a cui aggrapparsi.
Per fare di più i ragazzi vanno ascoltati, troppo facile lasciarli ammorbati davanti ai loro device anche quando sono in compagnia. La socializzazione avviene attraverso la solitudine dei telefoni cellulari. Bisogna ritornare al dialogo, al confronto, comunicare e interagire, perché ascoltare non basta, ammesso che li ascoltiamo. Non possiamo permetterci di perdere una generazione intera.